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Skill Me UP! si chiude dopo due anni e guarda al futuro: lavorare in rete a sostegno dei più fragili

Skill Me UP! è un progetto lanciato da Cambalache per promuovere un approccio multidisciplinare e di sistema per meglio accogliere rifugiati e richiedenti asilo con vulnerabilità psicologica. A due anni dall’avvio, le sue attività si sono concluse, ma il suo lascito – insito fin dall’inizio tra i suoi obiettivi – è stato da una parte la creazione di nuove reti sul territorio, dall’altra la definizione di una serie di pratiche e strumenti a favore dell’inclusione sociale dei soggetti più deboli e a sostegno degli operatori che lavorano nell’ambito dell’accoglienza. Un lascito ancor più importante oggi, viste le sfide che ci impone l’emergenza sanitaria.

Ne abbiamo parlato nel webinar Dialogo di rete e approccio multidisciplinare all’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati con vulnerabilità”, che si è tenuto giovedì 23 aprile, dopo che l’emergenza Covid-19 ha portato alla cancellazione del Convegno finale, in programma a fine marzo. Il progetto non poteva chiudersi senza un momento di confronto e dialogo per riflettere anche sulle criticità del momento e le buone pratiche messe in campo. All’evento web hanno partecipato Elisa Domanico, psicologa e psicoterapeuta di APS Cambalache, referente del progetto Skill Me UP!, Marilena Bertini, medico del Gruppo Immigrazione e Salute (GrIS) Piemonte nonché ex presidente della ong CCM (Comitato Collaborazione Medica), Miranda Ralli, psicologa-psicoterapeuta-sociologa del Centro Migranti Marco Cavallo, e Giorgia Micene, psicologa e psicoterapeuta, con esperienza in ambito psico-sociale, clinico e umanitario, in rappresentanza di Psicologi nel Mondo Torino.

Durante l’incontro, Elisa Domanico ha ripercorso le fasi e i punti cardine del progetto che si è sviluppato tra il 2018 e il 2019 e ha goduto del sostegno della Fondazione SociAL. Dapprima l’analisi del contesto locale che ha portato alla stesura di un report relativo alla accoglienza in Provincia di Alessandria, quindi i servizi di counseling a domicilio e i focus group rivolti agli operatori dell’accoglienza su diverse tematiche relative al disagio mentale e la vulnerabilità, le numerose occasioni di confronto con gli attori del territorio coinvolti nel percorso e, infine, una lunga serie di percorsi di riabilitazione psicosociale che si sono svolti in differenti ambiti e grazie alla collaborazione di partner specifici. Il percorso di riqualificazione professionale, in collaborazione con Elilù – Azienda Agricola Multifunzionale di Castelnuovo Scrivia, quello in ambito musicale, in collaborazione con il Conservatorio A. Vivaldi di Alessandria, i percorsi relativi alla cura di sé, in collaborazione con Nova Coop, Amag Ambiente, il medico anestesista dott. Luca Blesi e il Laboratorio Remix, quelli di espressività corporea, con la psicologa-psicoterapeuta Sara Bosatra, e infine di disegno, in collaborazione con l’Associazione di Volontariato Il Tiretto Onlus e condotto da Carola Carrea. A tutto ciò si aggiunge un importante strumento di orientamento, ossia la mappa che contiene i riferimenti a 49 enti attivi nella città di Alessandria, con cui si è creato un legame durante il progetto e a cui possono rivolgersi migranti e persone con vulnerabilità. La mappa, che in futuro potrebbe venire digitalizzata ed estesa all’intero territorio provinciale, sarà distribuita fisicamente non appena possibile in maniera capillare anche grazie agli enti mappati.

Nel loro complesso si tratta di strumenti e percorsi che diventano preziosi anche alla luce dell’emergenza che stiamo affrontando e a partire dai quali si è sviluppato il dialogo con le relatrici del Webinar: dal punto di vista sanitario Marilena Bertini ha raccontato le attività che stanno portando avanti il GrIS Piemonte e il CCM, principalmente sul territorio torinese, sia con la distribuzione di kit per far fronte all’emergenza sia con attività di formazione e ascolto rivolte alle fasce più deboli della popolazione e a coloro che di queste persone si occupano. E ha sottolineato, in ottica futura, l’assoluta necessità di lavorare sempre più in rete, in collaborazione con le strutture pubbliche, ed essere ancora più attivi sui territori, promuovendo la cosiddetta “salute comunitaria”. La sfida – ha spiegato Bertini – sarà lavorare per coinvolgere le persone più deboli, insistendo sulla prevenzione e facendole sentire sempre più parte della società anche in termini di salute e benessere a 360 gradi.

Sull’aspetto più prettamente psicologico è intervenuta Miranda Ralli, del Centro Migranti Marco Cavallo di Torino, che nel progetto Skill Me UP! ha avuto un ruolo importante guidando i focus group rivolti agli operatori dell’accoglienza. La condivisione delle paure, delle incertezze e dei sentimenti, ha spiegato, si sta dimostrando un elemento chiave per affrontare il momento assieme alle persone in accoglienza e a chi si occupa di loro. Secondo Ralli il sostegno in questa fase sta permettendo di mettere in campo vecchie risorse e nuove modalità e sarà importante continuare a sostenere i beneficiari nei percorsi di vita che avevano intrapreso prima della pandemia, ma al tempo stesso affrontare gli effetti secondari del trauma, le nuove modalità di relazione, la paura del contatto sociale che per i soggetti vulnerabili si potrà rivelare ancora più intensa. I maggiori divari in termini di disagio socio-economico che questa situazione scatenerà, ha sottolineato ancora la psicologa, dovranno essere affrontati soprattutto lavorando in rete sul territorio.

E la parola “rete” è stata anche la chiave dell’intervento di Giorgia Micene che ha raccontato lo strumento dei gruppi virtuali di ascolto e confronto messo in campo durante l’emergenza da Psicologi nel Mondo Torino. Una duplice iniziativa in rete a cadenza settimanale, rivolta da una parte agli operatori dell’accoglienza e dall’altra ai mediatori culturali che lavorano nei progetti di tutta Italia. Il confronto sulle criticità, le fragilità e le paure è stato fondamentale, così come la condivisione di soluzioni positive. Confrontarsi a partire da territori e situazioni differenti, ma con alcuni elementi chiave comuni, è stato l’elemento che più ha arricchito il dialogo. Il legame che si è creato in questi incontri ha permesso di aumentare le rispettive competenze e ha convinto i promotori dell’iniziativa che si tratti di uno strumento necessario, da mantenere in vita anche quando sarà possibile tornare a incontrarsi di persona.

Rete e territorio. Il progetto Skill Me UP! ha lavorato tenendo in considerazione questi due elementi e può rappresentare un metodo importante per rispondere al duplice cambiamento a cui abbiamo assistito: da una parte negli ultimi anni nell’ambito dell’accoglienza, dall’altra negli ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria. “Per colmare i vuoti che ancora ci sono a livello sociale – ha concluso Elisa Domanico – l’unica strada è lavorare in sinergia e farlo non solo sul territorio alessandrino, ma anche a livello provinciale e regionale, mettendo in moto progettualità future a favore dei più vulnerabili, nell’ottica del benessere collettivo“.

Per chi volesse rivedere integralmente il webinar, eccolo, di seguito:

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