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A Cambalache assegnato nuovamente il logo WeWelcome di UNHCR

Cambalache ha nuovamente ricevuto il riconoscimento WeWelcome, assegnato dall’UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati a quelle realtà – cooperative, onlus, fondazioni, associazioni di categoria, sindacati, servizi per il lavoro ed enti locali, in tutto 51 – che si sono impegnate per favorire l’inclusione nel mercato del lavoro dei richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale. Un riconoscimento che ci riempie di gioia e conferma la continuità e la validità dei percorsi offerti dalla nostra associazione a favore di una concreta inclusione sociale delle persone straniere nella nostra società e nel nostro territorio. Questo, grazie a progetti di formazione professionalizzante e inclusione lavorativa, in particolare Bee My Job, attivo ormai dal 2015. In questi anni, il nostro progetto di apicoltura sociale ha formato oltre 230 persone straniere in apicoltura e promosso 140 tirocini formativi in aziende etiche di tutta Italia.

“Il ruolo delle organizzazioni della società civile a sostegno del programma Welcome – spiega l’Agenzia ONU per i Rifugiati in una nota – si dimostra sempre più rilevante ed è per questa ragione che l’UNHCR ha creato un network, WelcomeNet, che conta oggi 56 associazioni distribuite su tutto il territorio nazionale”. Una rete di cui fa parte anche Cambalache (premiata con We Welcome fin dal 2017), come unica realtà alessandrina. 

Contestualmente all’assegnazione di WeWelcome, l’UNHCR ha premiato con il logo Welcome 167 aziende italiane per aver inserito professionalmente quasi 9.300 rifugiati nel 2022. Un bilancio che risulta essere sempre più positivo e incoraggiante per la nuova edizione di “Welcome. Working for Refugee Integration”, il programma di UNHCR attraverso il quale, dal 2017 a oggi, sono stati attivati 22 mila percorsi professionali per rifugiati in oltre 520 aziende attive in Italia.  

Tra i settori delle aziende premiate, al primo posto troviamo “alloggio e ristorazione” con il 23% (rispetto al 16% del 2021), davanti a “attività manifatturiere” al 22%, mentre sale al 7% quello delle costruzioni.  Tra i fattori che hanno determinato l’assunzione dei rifugiati, al primo posto per il 25% delle aziende c’è la scelta di un “maggiore impegno verso la comunità e verso i soggetti svantaggiati”. Il 10% delle aziende ha invece scelto di occupare i rifugiati per le loro competenze tecniche (4%) e trasversali (6%), mentre il 4% segnala “l’indisponibilità di giovani italiani per le mansioni ricercate”.

Dal punto di vista anagrafico, UNHCR spiega che il 76% delle persone inserite ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni e che Nigeria e Pakistan si confermano i Paesi di provenienza prevalenti, mentre sono
circa 400 i rifugiati ucraini inseriti.

 

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